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La necessità di ulteriori approfondimenti sulle premesse che hanno portato alla crisi di molti nostri attuali valori culturali, ha indotto il Comitato di Lavoro dei “mercoledì” a dedicare il terzo incontro al rapporto tra l’arte e il pensiero giovanile negli anni „60 del XX° secolo. 
L’occasione è stata data dalla recente uscita del volume “Al di qua, al di lá del beat; radici e dinamiche del beat italiano” di Umberto Bultrighini, Claudio Scarpa ed Eugenio Guglielmi (con prefazione di Dario Salvatori). 
L’opera, che ha sollevato molto interesse in ambiente culturale in generale e non solo in quello musicale, è diventato libro di testo presso la Facoltà di Lettere e Filosofia della Università degli Studi di Chieti ove Bultrighini è professore ordinario di Etnomusicologia e linguaggi musicali contemporanei. 
Successivamente il volume ha avuto anche un riconoscimento internazionale con il suo inserimento nella prestigiosa Biblioteca dell’Università di Harvard, al settore dedicato alle “Arti contemporanee e cultura europea del Novecento”. 
Rispetto agli altri libri espressi dal settore, in questo testo vengono indagati tutti gli 
aspetti di un periodo ormai considerato una vera e propria epopea della generazione che ha stravolto i canoni della cultura degli anni precedenti. 
Ciò che emerge con evidenza dall’approfondita rilettura critica del periodo è l’interazione tra le diverse discipline artistiche, a partire dalla letteratura degli anni ‟50 (con Kerouac, Ferlinghetti e Corso) per passare all’arte figurativa (pensiamo alla nascita della Pop Art) e poi arrivare alla musica (tramite i Beatles). 
Icona di quell’intenso scambio culturale, mai più proseguito negli anni successivi, è sicuramente Andy Warhol e la sua “Factory” nella quale coesistevano diverse esperienze comunicative e creative che abbracciavano la pittura, la fotografia, il cinema, la musica e la moda. 
Con il confronto fra tre testimoni, vi sarà così modo di dialogare su questa materia come contributo a un periodo che ancora oggi è più che mai vivo ed è riconosciuto come modello per le giovani generazioni. 
Occorre, fra l’altro, ricordare che Firenze, con i suoi gruppi musicali e le sue iniziative artistiche, ha avuto un ruolo di primo piano.

 
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Mario Sironi. L'architetto.1929
Mercoledì 16 Gennaio. 15.00-18.00 
Palazzo Medici Riccardi. Firenze.

Questo secondo incontro dei   "Mercoledì di Palazzo Medici Riccardi" prende in considerazione tematiche e argomenti per alcuni versi ancora controversi e difficili da affrontare per un sereno giudizio sulla loro effettiva importanza culturale.

Parliamo del periodo compreso tra le due guerre, tanto travagliato all'interno della nostra attuale storiografia. Ci e' sembrato infatti che mai come oggi sia necessario affrontare con lucidità quello che molte volte ci si domanda tra colleghi circa il dramma che sembra incombere come una maledizione sul ruolo della nostra cultura artistica contemporanea e la sua qualità di sopravvivenza. E' inutile nasconderlo, dei recenti lavori eseguiti anche da illustri maestri, pochi tengono il confronto con le opere realizzate nel cuore del xx secolo, nonostante le guerre, la cattiva manutenzione, l'inquinamento e lo stravolgimento urbano; ci riferiamo in particolare all'architettura e alla scultura. Materiali incongrui, degradi repentini, collocazioni improprie: questo e' il volto assunto dalle nostre città negli ultimi cinquant'anni, ormai sull'orlo del collasso così che ora le teorie estetiche e sociali più avanzate incominciano ad accettare l'idea dell'abbattimento di alcuni di questi cattivi esempi del nostro vivere quotidiano.

All'architettura odierna per esempio e' sfuggita di mano la Scuola, la formazione degli studenti e abbiamo assistito con silenzi consenzienti all' abbandono dei materiali tradizionali  e al loro uso, innescando anche processi economici negativi che solo in questi tempi si tenta di recuperare, in particolare nel settore dell'estrazione e lavorazione dei materiali lapidei più nobili che hanno fatto la fortuna della nostra storia artistica. La fretta,il risparmio, la mancanza di politici illuminati, con l'affievolirsi della morale collettiva hanno determinato e condizionato  le nostre scelte creative. E chi non volesse accettare questa cruda realtà lo fa solo per personale presunzione.

Quali erano allora le motivazioni, le cause che fino a sette, otto decenni fa permettevano un quadro completamente diverso cosi' che si poteva parlare di una vera e propria diffusa scuola artistica basata su presupposti nazionali?

Senza entrare nel giudizio politico ormai ampiamente fissato dalla storia e' dimostrato come la grande forma creativa non nasca mai da sole esigenze "sociali" o " biologiche",ma soprattutto da forti motivazioni ideologiche. Così' e' stato con Roma antica, con la Chiesa ( pensiamo al Medioevo o alla Controriforma) o agli stessi regimi totalitari che hanno potuto operare su programmi progettuali di tale portata impossibili a qualsiasi odierna democrazia.

L'artista nel bene e nel male si prefissava valori etici traendoli dall'ideologia alla quale si richiamava,mettendosi al servizio del potere.

Oggi scopriamo con un certo imbarazzo che dopo il Rinascimento,quello delle città  ideali e degli ancora insuperati capolavori artistici,dobbiamo arrivare alla fine degli anni Venti del secolo passato per ritrovare ciò che in un decennio cambiò larga parte della nostra Nazione. Ma ciò che stupisce maggiormente e' che in seguito non siamo stati capaci, nonostante tutto,dare soluzioni alternative,o quanto meno modificare con la stessa tensione opere prodotte da un Regime quanto mai vituperato nei cinquant'anni seguenti. Anzi, in alcuni casi scopriamo che l'immagine che identifica alcuni importanti movimenti artistici d'avanguardia si sono proprio formati all'interno "dell'ideologia" tra gli anni Trenta e Quaranta. Si scoprono così materiali duraturi, "autarchici",saggezza artigianali,ampie visioni progettuali per dare all'Italia un volto nuovo che doveva essere documentato a Roma nel 1942 con la cosiddetta "Olimpiadi della Civiltà" tra l'altro concepite e progettate con il concorso dei numerosissimi artisti nazionali da intellettuali di prim'ordine come l'editore Valentino Bompiani e il famoso studio di architettura milanese BBPR. Di queste cose se ne parla ancora con disagio: globalità, appiattimento culturale,esorcizzazione di termini come "civiltà" e "patria", hanno creato vuoti storiografici tutt'ora incolmati.

Si stenta a riconoscere che personaggi "al di sopra di ogni sospetto" intrattennero con l'ideologia quotidiani rapporti.

Ma di questo oggi se ne può finalmente parlare, a beneficio soprattutto delle giovani generazioni e questo e' gran cosa.

Interventi previsti:
 Giacomo Billi, Ornella Casazza, Anna Maria Amonaci, Eugenio Guglielmi, Stefano Alinari, Mimmo di Cesare, Marco Nardini.

Moderatore: 
Dott. Domenico Mugnaini


 
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Mimmo di Cesare
La cultura è una delle strade per rifondare il nostro Paese. Il patrimonio ce l’abbiamo!

In questa realtà di divisione politica e sociale la cultura è l’unica identità che ci unisce e ci lega.

L’arte contemporanea ……… sconta il ritardo di tempi e di interesse istituzionale come un po’ ovunque.

 E’ un problema vero,  storico, sociale, culturale. Il ritardo è enorme,  c’è un’urgenza reale e concreta di investire nella contemporaneità e nella sperimentazione per farle diventare un linguaggio condiviso e quotidiano.

Firenze e la contemporaneità…..oggi.

In questi “ mercoledì “ di Palazzo Medici Riccardi, in questi incontri d’arte e filosofia possiamo senz’altro fare un’attenta analisi, un costruttivo confronto e, perché no, proposte concrete e realizzabili per unire energie ed idee.

Essere insieme artisti, filosofi, designers e storici è un’ottima opportunità per trovare nuove strade per una città che possa rappresentare a livello internazionale un nuovo ri-nascimento della contemporaneità ed in particolare del gioiello d’artista come espressione del nuovo e  dell’attuale.

Come non ricordare le straordinarie rassegne internazionali “Aurea-Arte” tenute a Palazzo Strozzi, luogo attivo, propulsore di energie, di particolare approfondimento su temi specifici, ma, ahimè, che si sono ripetute  solo in due edizione 1974, 1976?

Occorre ripartire, occorre divulgare, creare occasioni, forme di sensibilità e di educazione.

Investire nei giovani. Certo da sempre i giovani devono farsi strada da soli, lottare come hanno fatto quelli di tutte le generazioni. E’ un momento duro, particolarmente difficile, un momento per riflettere e proporre. Li vedo attenti, curiosi, vogliono solo conferme e chiarezza e soprattutto un aiuto morale.

Ritengo che sia necessario creare un laboratorio, una bottega, una scuola gentile, inclusiva, comprensiva, generosa, attenta alla sperimentazione ed all’ innovazione.

Ripeto  spesso ai giovani:” innamoratevi, sperperate allegria, trasmettete gioia, fatevi obbedire dalle parole…. al bando il diffuso catastrofismo di paura e di disimpegno. Non rassegnatevi , la libertà oggi è realizzare se stessi e difendere fortemente valori di onestà e dignità.

Discutere per ristabilire il confronto e la continuità nel dialogo, espressione vincente nel rinnovamento spirituale e culturale, dove si incrociano e si  intrecciano nuovi piaceri della conoscenza; un modo per andare incontro alla volontà di rappresentazione, per ri-immaginare il mondo, l’universo.


 
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Il primo incontro dei Seminari organizzati all’interno dei “Mercoledì di Palazzo Medici Riccardi” affronterà il tema attualissimo di come la creatività artistica possa convivere con la razionalità propria della scienza.

Questa errata separazione nata interno al metodo cartesiano sulla interpretazione della manifestazione della realtà fisica, ripresa poi da Spinoza, ha creato soprattutto nel’800 la figura dell’artista ribelle, fuori da ogni regola e avulso dal processo di ricerca proprio della scienza. Veniva di fatto negato il vero ruolo dell’artista moderno, come si era configurato nel Rinascimento, come vero indagatore della realtà, attraverso un rigoroso processo di conoscenza dei fenomeni della natura a partire da figure come quelle di Leon Battista Alberti, Filippo Brunelleschi, Leonardo da Vinci, Michelangelo, Donatello intanto per citare le più note.

Non dimentichiamo poi che tutto ciò che noi chiamiamo “la grande arte rinascimentale” nasce nella Bottega Orafa, dove scienza e creatività erano finalizzate alla trasformazione della materia e alla conoscenza degli elementi propri della scienza alchemica alla quale partecipava anche il movimento Neoplatonico favorito da Cosimo I intorno alla Villa di Careggi e al Monastero di  San Marco.

Oggi è più che mai necessario riunire gli estremi tra ARTE E SCIENZA, ridando alla cultura umanistica il ruolo che le è proprio, non inferiore  a quella scientifica come hanno dimostrato grandi pensatori e scienziati con Bertrand Russell, unendo misticismo e logica, Alan Turing il grande matematico che inventò negli anni Trenta del secolo scorso l’intelligenza artificiale e il nostro PC e l’ingiustamente dimenticato Marco Tedeschini, ingegnere che tra gli anni ’40 e ’50 del Novecento partendo dalla filosofia stese le 10 equivalenze psico-fisiche, sorprende di fatto la moderna cibernetica.

Solamente il ritorno all’unità del sapere, potrà permettere alle nuove generazioni di riappropriarsi del nostro destino, dove scienza e anima insieme possono superare la crisi esistenziale che l’attuale cultura figlia di un Novecento ottuso e violento non riconosce, soprattutto nei vertici di potere politico ed economico, causando l’attuale drammatica crisi sociale e culturale di un’intera generazione appartenente senza futuro.

Il gruppo di lavoro Stefano Alinari, Alessandro Ubertazzi, Eugenio Guglielmi, Mimmo di Cesare, Umberto Falchini, Sara Scaranna.


 
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Dopo il successo della precedente edizione, degli incontri dedicati all’opera di Stefano Alinari, il LAB ART di Firenze organizza in collaborazione con la Provincia di Firenze Assessorato all’Economia e Sviluppo e con il TEAD (Dipartimento di Tecnologia dell’Architettura e Design Pierluigi Spadolini) i “Mercoledì di Palazzo Medici Riccardi”.

Fine a luglio 2013, esperti del settore, artigiani, designer, filosofi, giovani artigiani e studenti discuteranno sulle tematiche legate al futuro delle giovani generazioni e sul ruolo della tradizione come recupero delle potenzialità che hanno fatto grande la nostra storia, in particolare quella fiorentina, attorno alla nascita del grande Artigianato.


 
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Molte volte il termine Arte viene usato in modo improprio, mettendolo in relazione ad una creatività superficiale e di Maniera. Questo equivoco nasce nel Settecento nella dicotomia tra Arti maggiori e Arti minori, dove la figura dell'Artigiano si allontana sempre di più dal suo vero rapporto con la grande arte e le sue radici rinascimentali. Il relatore, prendendo spunto dall'opera di Stefano Alinari riannoda le fila di questo lungo dibattito dimostrando come sia oggi più che mai necessario abbattere le barriere tra Arte e Artigianato per riscoprire una nuova stagione creativa coinvolgendo in particolare le nuove generazioni.