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La necessità di ulteriori approfondimenti sulle premesse che hanno portato alla crisi di molti nostri attuali valori culturali, ha indotto il Comitato di Lavoro dei “mercoledì” a dedicare il terzo incontro al rapporto tra l’arte e il pensiero giovanile negli anni „60 del XX° secolo. 
L’occasione è stata data dalla recente uscita del volume “Al di qua, al di lá del beat; radici e dinamiche del beat italiano” di Umberto Bultrighini, Claudio Scarpa ed Eugenio Guglielmi (con prefazione di Dario Salvatori). 
L’opera, che ha sollevato molto interesse in ambiente culturale in generale e non solo in quello musicale, è diventato libro di testo presso la Facoltà di Lettere e Filosofia della Università degli Studi di Chieti ove Bultrighini è professore ordinario di Etnomusicologia e linguaggi musicali contemporanei. 
Successivamente il volume ha avuto anche un riconoscimento internazionale con il suo inserimento nella prestigiosa Biblioteca dell’Università di Harvard, al settore dedicato alle “Arti contemporanee e cultura europea del Novecento”. 
Rispetto agli altri libri espressi dal settore, in questo testo vengono indagati tutti gli 
aspetti di un periodo ormai considerato una vera e propria epopea della generazione che ha stravolto i canoni della cultura degli anni precedenti. 
Ciò che emerge con evidenza dall’approfondita rilettura critica del periodo è l’interazione tra le diverse discipline artistiche, a partire dalla letteratura degli anni ‟50 (con Kerouac, Ferlinghetti e Corso) per passare all’arte figurativa (pensiamo alla nascita della Pop Art) e poi arrivare alla musica (tramite i Beatles). 
Icona di quell’intenso scambio culturale, mai più proseguito negli anni successivi, è sicuramente Andy Warhol e la sua “Factory” nella quale coesistevano diverse esperienze comunicative e creative che abbracciavano la pittura, la fotografia, il cinema, la musica e la moda. 
Con il confronto fra tre testimoni, vi sarà così modo di dialogare su questa materia come contributo a un periodo che ancora oggi è più che mai vivo ed è riconosciuto come modello per le giovani generazioni. 
Occorre, fra l’altro, ricordare che Firenze, con i suoi gruppi musicali e le sue iniziative artistiche, ha avuto un ruolo di primo piano.