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Mario Sironi. L'architetto.1929
Mercoledì 16 Gennaio. 15.00-18.00 
Palazzo Medici Riccardi. Firenze.

Questo secondo incontro dei   "Mercoledì di Palazzo Medici Riccardi" prende in considerazione tematiche e argomenti per alcuni versi ancora controversi e difficili da affrontare per un sereno giudizio sulla loro effettiva importanza culturale.

Parliamo del periodo compreso tra le due guerre, tanto travagliato all'interno della nostra attuale storiografia. Ci e' sembrato infatti che mai come oggi sia necessario affrontare con lucidità quello che molte volte ci si domanda tra colleghi circa il dramma che sembra incombere come una maledizione sul ruolo della nostra cultura artistica contemporanea e la sua qualità di sopravvivenza. E' inutile nasconderlo, dei recenti lavori eseguiti anche da illustri maestri, pochi tengono il confronto con le opere realizzate nel cuore del xx secolo, nonostante le guerre, la cattiva manutenzione, l'inquinamento e lo stravolgimento urbano; ci riferiamo in particolare all'architettura e alla scultura. Materiali incongrui, degradi repentini, collocazioni improprie: questo e' il volto assunto dalle nostre città negli ultimi cinquant'anni, ormai sull'orlo del collasso così che ora le teorie estetiche e sociali più avanzate incominciano ad accettare l'idea dell'abbattimento di alcuni di questi cattivi esempi del nostro vivere quotidiano.

All'architettura odierna per esempio e' sfuggita di mano la Scuola, la formazione degli studenti e abbiamo assistito con silenzi consenzienti all' abbandono dei materiali tradizionali  e al loro uso, innescando anche processi economici negativi che solo in questi tempi si tenta di recuperare, in particolare nel settore dell'estrazione e lavorazione dei materiali lapidei più nobili che hanno fatto la fortuna della nostra storia artistica. La fretta,il risparmio, la mancanza di politici illuminati, con l'affievolirsi della morale collettiva hanno determinato e condizionato  le nostre scelte creative. E chi non volesse accettare questa cruda realtà lo fa solo per personale presunzione.

Quali erano allora le motivazioni, le cause che fino a sette, otto decenni fa permettevano un quadro completamente diverso cosi' che si poteva parlare di una vera e propria diffusa scuola artistica basata su presupposti nazionali?

Senza entrare nel giudizio politico ormai ampiamente fissato dalla storia e' dimostrato come la grande forma creativa non nasca mai da sole esigenze "sociali" o " biologiche",ma soprattutto da forti motivazioni ideologiche. Così' e' stato con Roma antica, con la Chiesa ( pensiamo al Medioevo o alla Controriforma) o agli stessi regimi totalitari che hanno potuto operare su programmi progettuali di tale portata impossibili a qualsiasi odierna democrazia.

L'artista nel bene e nel male si prefissava valori etici traendoli dall'ideologia alla quale si richiamava,mettendosi al servizio del potere.

Oggi scopriamo con un certo imbarazzo che dopo il Rinascimento,quello delle città  ideali e degli ancora insuperati capolavori artistici,dobbiamo arrivare alla fine degli anni Venti del secolo passato per ritrovare ciò che in un decennio cambiò larga parte della nostra Nazione. Ma ciò che stupisce maggiormente e' che in seguito non siamo stati capaci, nonostante tutto,dare soluzioni alternative,o quanto meno modificare con la stessa tensione opere prodotte da un Regime quanto mai vituperato nei cinquant'anni seguenti. Anzi, in alcuni casi scopriamo che l'immagine che identifica alcuni importanti movimenti artistici d'avanguardia si sono proprio formati all'interno "dell'ideologia" tra gli anni Trenta e Quaranta. Si scoprono così materiali duraturi, "autarchici",saggezza artigianali,ampie visioni progettuali per dare all'Italia un volto nuovo che doveva essere documentato a Roma nel 1942 con la cosiddetta "Olimpiadi della Civiltà" tra l'altro concepite e progettate con il concorso dei numerosissimi artisti nazionali da intellettuali di prim'ordine come l'editore Valentino Bompiani e il famoso studio di architettura milanese BBPR. Di queste cose se ne parla ancora con disagio: globalità, appiattimento culturale,esorcizzazione di termini come "civiltà" e "patria", hanno creato vuoti storiografici tutt'ora incolmati.

Si stenta a riconoscere che personaggi "al di sopra di ogni sospetto" intrattennero con l'ideologia quotidiani rapporti.

Ma di questo oggi se ne può finalmente parlare, a beneficio soprattutto delle giovani generazioni e questo e' gran cosa.

Interventi previsti:
 Giacomo Billi, Ornella Casazza, Anna Maria Amonaci, Eugenio Guglielmi, Stefano Alinari, Mimmo di Cesare, Marco Nardini.

Moderatore: 
Dott. Domenico Mugnaini





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